CONTRIBUTO AL LABORATORIO POLITICO ANTISPECISTA


(maggio 2005)

1) IL FINE POLITICO


Il fine politico di movimento antispecista deve essere la realizzazione di una
società non specista. Una società non specista deve logicamente essere anche non
razzista, non sessista e, dunque, egualitaria e libertaria. Un movimento
politico non specista - essendo la più radicale ed ampia battaglia di
liberazione - dovrà lottare sì in modo autonomo per la liberazione
animale ma non potrà trovarsi in contrasto con le altre lotte di liberazione ed
emancipazione.

2) LA SOCIETA' NON SPECISTA


Noi NON sappiamo come una società non specista potrà essere. Si tratterà del
risultato di un'evoluzione storica che noi possiamo oggi solo immaginare in modo
vago. Sappiamo però quali aspetti della società attuale dovranno scomparire
perché una società non specista sia possibile.


Essa dovrà abolire lo sfruttamento e l'uccisione degli animali e dunque:

  1. l'allevamento a scopo alimentare
  2. l'allevamento a scopo commerciale (animali d'affezione, pelle, sostanze di
    origine animale etc.)
  3. la sperimentazione su animali
  4. l'uso degli animali per il divertimento umano

Un movimento politico antispecista non può deviare da questi 4 obiettivi e da
ciò che li rende realizzabili.


3) CONTRO IL PRINCIPIO DEL PROFITTO

L'allevamento a scopo alimentare, commerciale e l'uso degli animali per il
divertimento umano sono forme di sfruttamento economico, quindi basate sul
principio del profitto. Poiché il principio del profitto precede per sua stessa
natura qualsiasi considerazione di ordine etico su di esso non è possibile
basare alcun trattamento equo e solidale nei confronti degli animali (ma anche
dell'uomo e della natura in generale). Una società non specista dovrà quindi
sottomettere il principio del profitto ad un principio etico di rispetto della vita animale e naturale, ispirandosi ad un principio di armonia nelle relazioni sia interne che esterne
alla società umana (quindi sia tra gli uomini, che tra uomini e animali, che tra
la società umana e l'ambiente naturale). Un movimento antispecista deve quindi
lottare politicamente contro chi afferma che la vita sociale ed economica deve
essere governata dal principio del profitto individuale a scapito della
collettività, dalla concorrenza spietata di tutti contro tutti etc.


4) CONTRO L'IDEOLOGIA DELLA SCIENZA (SCIENTISMO)

Un movimento politico antispecista non può più credere allo “scientismo”, ovvero
alla fantasia oggi dominante secondo cui la scienza è un'impresa autonoma,
indipendente dalla società e dai suoi interessi. In realtà la scienza è già oggi
guidata da principi etici (tabù della sperimentazione sull'uomo) ed economici
(gli interessi delle multinazionali); da questa semplice constatazione deriva
che l'oppposizione tra antivivisezionismo etico e scientifico deve essere
superata. L'antivivisezionismo etico e quello scientifico possono infatti
trovare un terreno di convergenza nell'idea politica di una società non
specista. Una società non specista allargherà il principio etico anche alla vita
non umana e farà in modo che la scienza persegua gli interessi di questa
comunità “allargata” e non di singoli umani a scapito di altri umani, di animali
e dell'ambiente. Anche l'attività scientifica deve quindi essere sottratta agli interessi dei privati e
alla folle lotta dei ricercatori per l'accaparramento di risorse (che produce
falsificazioni scientifiche, moltiplica inutilmente gli esperimenti etc.).


5) PER LA DEMOCRAZIA RADICALE

Un movimento politico antispecista deve fare una seria analisi della realtà
attuale per poter agire in modo efficace. Esso si renderà allora conto che i
suoi obiettivi non sono realizzabili che in un regime di democrazia radicale. In
una società in cui il potere non è diffuso ma concentrato saldamente in poche
mani economiche (multinazionali), militari e politiche (un'elite privilegiata
che amministra un bacino elettorale) un cambiamento politico non può avvenire
che contrastando in tutti modi il principio gerarchico che domina in tutti gli
ambiti della società. La diffusione di una coscienza non specista, del
vegetarismo etc. non ha speranze di affermarsi se non si minano le basi del
dominio dell'elite al potere attraverso una richiesta di democrazia radicale e
di partecipazione dal basso.

6) L'ANTISPECISMO COME IMPRESA MONDIALE

La liberazione animale non è qualcosa che possa realizzarsi in un singolo paese.
Le economie dei signoli paesi fanno parte di un sistema mondiale che la
globalizzazione ha reso oramai evidente. L'antispecismo politico deve quindi
coordinare la propria lotta con gruppi analoghi all'estero. Si pensi, ad es.,
come la lotta alla sperimentazione vinta in un singolo paese comporterebbe
semplicemente la sua prosecuzione in altri paesi dove i limiti alla
sperimentazione sono più ristretti (la “fuga di cervelli” in peasi “più
competitivi”...). E lo stesso si dica per la battaglia per un'economia non
violenta etc.

7) IL BOICOTTAGGIO: STRUMENTO D'AZIONE IMMEDIATA

Poiché l'antispecismo non solo predica ma mette in pratica i propri principi, la
sua azione deve cominicare nell'immediato attraverso il boicottaggio dei
prodotti di origine animale o testati su animali. Questo boicottaggio non deve
però essere come è oggi “diffuso” e “individuale”, bensì concentrato e
collettivo. Concentrato e collettivo perché occorre coordinare a
livello nazionale il boicottaggio in modo da fissare una serie di obiettivi
progressivi da colpire e dare visibilità al boicottaggio stesso. Se l'astensione
dal prodotto X è fatta da Tizio che ne parla al massimo con il vicino di casa,
la ditta che produce il prodotto X non sarà minimamente preoccupata dalla sua
azione individuale e potrà assorbirla nel corso del tempo come incidente di
percorso (uno dei tanti che capitano negli “alti e bassi” del mercato). Un
comitato nazionale di boicottaggio antispecista o un coordinamento di
associazioni vegetariane o di consumo critico, può invece fare la differenza ma
a patto che sia visibile e che i suoi obiettivi siano dichiarati. Anche per la
pratica del vegetarismo e del veganismo questo potrebbe segnare una svolta:
penso ad es. alla possibilità di boicottare singole aziende che producono carne
allargando in questo modo il raggio della protesta e coinvolgendo anche
carnivori (che si potrebbero convincere per il periodo del boicottaggio a non
comprare una certa marca di carne...magari anche utilizzando argomenti
“salutisti”).

8) IL FORUM NAZIONALE: STRUMENTO D'AZIONE A MEDIO TERMINE

Attraverso un FORUM nazionale gli antispecisti di tutte le tendenze (animalisti,
protezionisti, vegetariani, vegani etc.) potrebbero incontrarsi, proporre,
discutere e decidere democraticamente le iniziative politiche da prendere nel
medio termine (appoggio elettorale a partiti, candidati, progetti di legge
etc.). Avendo una identità antispecista “forte” alle spalle (il fine di una
società non specista) nessuna di queste iniziative potrà avere un significato
riformista, ma tutte saranno viste
come strumenti temporanei per rafforzare il movimento. Dovranno essere prese di
comune accordo senza creare divisioni e spaccature ed essere revocabili da parte
del forum stesso in ogni momento qualora le aspettative vengano deluse.

9) LA CULTURA ANTISPECISTA: STRUMENTO D'AZIONE A LUNGO TERMINE

Una cultura antispecista ancora non esiste. Dobbiamo lottare per la sua diffusione. Ma ancora di più dobbiamo lavorare per la sua elaborazione perché
ancora siamo lontani dall'aver capito tutte le implicazioni che l'antispecismo
comporta. Anche a livello teorico quindi dobbiamo coordinare gruppi di studio
interdisciplinari sull'antispecismo e produrre materiale da diffondere
all'interno e all'esterno del movimento. Dobbiamo anche organizzare incontri e
congressi (soprattutto in luoghi
istituzionali e non già “animalisti”: quindi comuni, università, biblioteche) ma non come “vetrine accademiche” per lo studioso di passaggio, bensì come mezzi di
diffusione di una coscienza radicale (perché nega alla radice le istituzioni
della nostra societ). L'antispecismo è una prassi critica che può essere
assorbita dall'establishment come “bene culturale” e noi dobbiamo fare in modo
che gli incontri col pubblico trasmettano l'attualità e l'urgenza della
riflessione sullo specismo.

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